La storia del mandolino nelle sue origini è avvolta nell'oscurità: le pubblicazioni sugli strumenti e i dizionari musicali del 18° secolo e dei primordi del secolo presente contengono su tale argomento scarsissime notizie, talché riesce difficile rintracciare dati di fatto sicuri e salienti. L'origine del mandolino napoletano si fa risalire alla metà del 17° secolo: in questo tempo sembra incominciasse la sua produzione di mandolini la celebre Casa Vinaccia, di cui anche in oggi si mantengono alti l'onore e la fama dai successori, in linea di parentela, che hanno continuato l'arte degli antenati, sempre più perfezionandola. (Il Mandolinista, di Agostino Pisani, 1899)
Difatti negli anni '60 del XVII° si assiste ad un vero exploit del mandolino napoletano, che viene esportato in tutta Europa e soprattutto in Francia, a Parigi, dove compaiono varie pubblicazioni tra cui il Méthode très facile pour apprendre à jouer de la Mandoline à quatre cordes. Instrument fait pour les Dames, di Giovanni Battista Gervasio; metodo pubblicato a Parigi nel 1767. Sono quindi gli anni della massima diffusione del mandolino napoletano.
Nel corso del XVIII secolo l'enfasi sull'esecuzione musicale fu trasferita dagli ambienti intimi delle case private agli spazi più ampi delle sale da concerto pubbliche e dei teatri d'opera, sempre più numerosi. I liutai risposero a questa sfida aumentando la tensione delle corde e spesso le dimensioni degli strumenti in modo che potessero sopravvivere in questi ambienti più ampi. Alcuni strumenti, come quelli della famiglia delle viole da gamba, non furono in grado di effettuare il cambiamento e non passarono mai dall'esecuzione domestica a quella pubblica. Nel caso del mandolino, i liutai napoletani approfondirono la conca dello strumento e fecero uso della tavola obliqua in modo che potesse essere sopportata una tensione delle corde maggiore rispetto.
A Napoli, il mandolino era generalmente considerato uno strumento "popolare" piuttosto che "serio". Una scuola di suonatori e compositori di mandolino crebbe lì, ma non fu mai accettata nei conservatori. Tuttavia, molti compositori napoletani si guadagnavano da vivere all'estero in quel periodo, e si può imparare di più guardando scritti pubblicati e manoscritti di altri paesi che dall'Italia stessa. Di tutti i centri europei di attività mandolinistica in questo periodo, di gran lunga il più importante e fiorente fu Parigi, dove lo strumento avrebbe goduto di grande popolarità durante la seconda metà del XVIII secolo (The early mandolin, James Tyler e Paul Sparks).