Il primo metodo per mandolino andato in stampa è il Methode très facile pour apprendre à jouer de la mandoline à quatre cordes, instrument fait pour les dames. Avec les regles les plus éxactes pour la façon de se servir de la plume, di Giovanni Battista Gervasio, nel 1767.
Ma è il metodo di Giovanni Fouchetti, di qualche anno più tardi (1771) a fornire interessanti spunti di riflessione sui materiali e sulle tecnologie di costruzione dei mandolini.
La prima cosa che salta all'occhio già dal titolo (Méthode pour apprendre facilment à jouer de la mandoline a quatre et a six cordes) è che il Fouchetti non fa distinzioni in base alla provenienza geografica degli strumenti, come avverrà pochi decenni più avanti, ma esclusivamente in base al numero delle corde o, meglio, dei cori: 4 o 6.
Le prime pagine del Metodo, dedicate al mandolino a 4 corde, si aprono con l'accostamento del mandolino al violino, con cui condivide l'accordatura, e specifica che invece dell'archetto si utilizza la penna.
Molto interessante il passaggio successivo, in cui si sofferma sulla presenza dei "tasti, lungo il manico, posti a mezzo tono come sulla Chitarra e il Pardessus de viole". E spiega come nello stesso tasto si trovi il diesis della nota inferiore ed il bemolle della nota superiore. E arriva addirittura a spiegare che, per ottenere il suono, non si debba premere "sul" tasto (come per il Pardessus de viole) ma "tra" i tasti, dal momento che nel mandolino non sono le dita a determinare il tono o il semitono ma il tasto stesso. Questa spiegazione dettagliata, che oggi può sembrare superflua, si spiega con il fatto che altri strumenti avessero ancora i legacci mobili ed erano in uso ancora diversi tipi di temperamento.
I tasti sono 10 sul manico, spiega, e altri sulla tavola. Il primo tasto, su cui poggiano le corde, si chiama Capotasto (le Sillet).
Spiega poi l'accordatura, per quinte, partendo dal cantino: Mi, La, Re, Sol. Le corde, tutte doppie, sono accordate all'unisono. In alcuni casi le due corde del Sol si accordano ad un'ottava. Per farlo, spiega, si utilizza una corda uguale a quella del La, ma accordata un tono sotto, per ottenere l'ottava alta del Sol (quarta corda).
Molto dettagliata anche la spiegazione riguardo i materiali delle corde. Per quanto riguarda il La ed il Re afferma che si usavano corde in Ottone prese dal Clavicembalo e precisamente: le corde n° 5 si utilizzavano per ottenere il La del mandolino e le corde n° 6 per il Re. In quest'ultimo caso se ne usavano due, ritorte, per ogni Re del mandolino. Per quanto riguarda il Mi, invece, si utilizzava il cantino, in budello, del Parnessus de Viole. Per quanto riguarda, invece, il Sol, la corda più bassa si utilizzavano corde in budello o, talvolta, in seta le quali, precisa il Fouchetti, "suonano molto bene".
L'accordatura del mandolino a 6 corde è un po' più complicata perché consta di 4 intervalli di Quarta ed un intervallo di terza. Infatti, partendo dalla corda più bassa, abbiamo: Sol, Si, Mi, La, Re, Sol.
Questo mandolino, a detta di Fouchetti, risulta più facile da suonare perché non bisogna smanicare così spesso come nel mandolino a 4 corde. Inoltre afferma di trovarlo anche più "armonioso".