Negli strumenti riconducibili a questa tipologia sono ben identificabili caratteristiche costruttive che li distinguono dagli altri modelli diffusi in Italia durante il Settecento.
Le corde sono organizzate in sei cori, il cavigliere presenta piroli perpendicolari al piano, i tasti sono in metallo, il piano armonico è piegato a caldo in prossimità del ponte, il guscio è formato solitamente da 9 o 13 doghe, la giunzione con il manico avviene in corrispondenza del nono tasto, in alcuni casi al settimo o all’ottavo; al fondo le corde sono ancorate grazie a bottoncini infissi al nelle controfasce e la lunghezza della corda vibrante è compresa indicativamente tra 30 e 31 centimetri.
Alcuni strumenti sono finemente intarsiati e impreziositi con decori in madreperla e avorio sulla tavola e sulla paletta, mentre quasi tutti montano una rosetta a imbuto in pergamena colorata, talvolta andata perduta per via della sua fragilità; il battipenna con la tipica forma a parallelogramma è sempre presente, realizzato in tartaruga o legno scuro.
Le corde utilizzate erano probabilmente in budello e alcuni strumenti sono provvisti di anelli al fondo e sulla paletta per fissare una tracolla. L’accordatura dello strumento Mi/e2, La/a2, Re/d3, Sol/g3, Si/b3, Mi/e4, viene indicata nel metodo manoscritto preso in esame..
Con il termine “penna” viene indicato un plettro realizzato in molti casi proprio con una penna di uccello, come quelle di corvo, e utilizzato per pizzicare le corde con l’estremità trasparente; in altri casi veniva ottenuto con materiali flessibili come la corteccia di ciliegio.